L’OPERATORE SOCIOSANITARIO: LA NUOVA FIGURA DEL WELFARE FAMILIARE
La figura dell’Operatore Sociosanitario (O.S.S) nasce il 22 Febbraio del 2001, con l’intento di unire, nonché colmare un gap nel sistema sanitario. L’O.s.s ha infatti un ruolo bidirezionale, si rivolge all’utente sia nella soddisfazione di un bisogno nell’ambito sociale e sanitario.
Secondo quando emerso da una ricerca Censis, nel nostro Paese gli anziani con limitazioni funzionali sono più di due milioni e mezzo, pari al 19,8% del totale. Ci sono poi i casi più complessi, rappresentati da chi vive costretto in casa, a letto, e, più in generale, in una situazione di confinamento: si tratta di più di un milione e duecentomila persone, il 9,7% dei rappresentanti della terza età. Si diventa anziani con la perdita dell’autosufficienza. Quando l’autosufficienza di un familiare viene meno, sempre più spesso si fa ricorso all’assistenza di badanti: nel nostro Paese sono 700 mila, per un impegno di spesa privata da parte delle famiglie pari a 9 miliardi di euro l’anno.
L’ 80% delle famiglie italiane si sono rivolte a queste figure prive di professionalità per alleggerire l’incombenza che spesso rappresenta l’accudimento di un proprio caro, specialmente se affetto da patologie degenerative. Questa scelta non è scevra da imperfezione, infatti la “badate” spesso non possiede la formazione adeguata per svolgere la prestazione di assistenza privata domestica, come la figura dell’Operatore Sociosanitario, che è una figura multidisciplinare e professionale a cui rivolgersi. Oggi l’anziano è una ricchezza di cui prendersi cura, è questa priorità sta ridisegnando il quadro del Welfare familiare nella nostra società. Una priorità cosi sentita che ha spinto L’unione Europe ha stilare una Carta Europea “dei diritti e delle responsabilità delle persone anziane e bisognose di cure ed assistenza a lungo termine”
(https://www.ageplatform.eu/sites/default/files/European%20Charter_IT.pdf).
Virginia Henderson, l’indiscussa progenitrice della “scuola dei bisogni”, elabora la sua definizione dell’assistenza collegandola per la prima volta al concetto di bisogno. Il bisogno è visto con una valenza positiva, cioè dal punto di vista di una necessità e non una mancanza, e l’attività l’assistenzialistica deve puntare al raggiungimento dell’indipendenza. Henderson ha anche identificato 14 situazioni fondamentali, che diventano bisogni di assistenza quando la persona non è indipendente in esse a causa di mancanza di forza fisica, volontà o conoscenze.
Tra i quattordici bisogni individuati dalla Henderson, possiamo annoverare: il bisogno di respirare, mangiare bene ed in modo adeguato, eliminare i rifiuti del corpo, muoversi e mantenere una posizione desiderata, dormire e risposare, scegliere il vestiario adeguato, tenere il corpo pulito, i cappelli e la barba in ordine e proteggere il tegumento. Questi 14 bisogni fondamentali sono il deontologia espressa nell’operato dell’Operatore Sociosanitario. Il progetto di Ioassisto nasce, con lo stesso interrogativo della Henderson, quello di riconoscere uno stato di bisogno ed una mancanza nel campo dell’assistenza. La domanda che ha messo in moto il progetto, è stata:
“A chi ti rivolgi se un tuo caro ha bisogno di assistenza”?. Mancava un referente sul territorio, una rubrica digitale dove trovare una squadra di professionisti indipendenti che possono aiutarti.
Ioassisto vuole creare un ponte tra gli Operatori Sociosanitari e il mondo del lavoro, ed aiutare le famiglie di persone fragili nel trovare soluzioni AD HOC per le esigenze dei propri cari.
Articolo di Chiara Chiricò